Siamo a fine novembre, quando la stagione di caccia alla lepre giunge ormai verso la fine, gli animali che si incontrano sono sempre più vicini ai fantasmi che a uomini reali.
La nebbia del mattino avvolge ogni cosa cambiandone le forme e distanze, la sua presenza mette a dura prova i nostri occhi, ma i segugi usano il naso e con la testa china sul terreno cercano con avidità la lepre. Per il cacciatore a parte il martedì e il venerdì, di silenzio venatorio tutti gli altri giorni sono motivo di portare fuori i suoi segugi possa essere una giornata di caccia o una di addestramento. Ma il motivo che spesso spinge il cinofilo a poter trascorrere qualche ora tra amici nel bosco a sentire le voci dei suoi ausiliari è proprio la voglia di condividere con qualcuno quelle stesse emozioni. I segugi nero focati a pelo raso di Rossano scendono dalla macchina con tanta eleganza e allo stesso tempo con tanta smania di poter correre liberi nel bosco e cercare la sua preda. Una piccola colazione per scaldare le mani al fuoco, documenti a posto, fucile in spalla e via di parte per trascorrere qualche ora in compagnia. Il terreno è umido dalla notte, in superficie c’è un po’ di brina vista la stagione, ogni segugio ha il suo ruolo, quello che ha una cerca più ampia, quello che ogni tanto da qualche scagno per farsi sentire dagli altri, quello che traina e quello che va dietro all’altro. Il cielo rimane coperto, anzi verso le 10 da qualche segno di goccioline di pioggia, ad un certo punto si sente scagnare un po’ di più, il cuore va a mille, sembra che ci siamo, poi invece il silenzio. Le pause di silenzio sembrano infinite forse perché siamo lontani da dove sono i cani, hanno svalicato, il dubbio resta. Il tempo passa, le rare goccioline cominciano ad essere più frequenti dandoci ormai la certezza che va aperto l’ombrello.
L’articolo prosegue a pagina 30 del numero 20 di “Lepre Cani e Caccia” in edicola e in vendita on-line.