Racconti di caccia: L’orco della Vergine

Carmelo Sica, detto Zì Lucce, fu capostipite di una famiglia di cacciatori di Sieti, paese di 1200 anime nel territorio di Giffoni Valle Piana. Al tempo in cui lo conobbi viveva in cima all’abitato, in una bianca casa padronale, l’ingresso sovrastato dal trofeo di un Solengo. A sinistra del portone, due cassapanche di quercia, serbano le memorie di un grande cacciatore. Al Patriarca e all’uomo, di recente scomparso, è dedicata questa storia. Infine il vecchio era giunto lassù, portando i pezzi della Croce a dorso di giumenta. Un gran vecchio robusto, dagli occhi grigi e duri e i baffi marezzati, con indosso una cappa di panno e un cappello di feltro calcato sul capo. Giunto che fu in cima sedette su un sasso, laddove al sorgere del sole avrebbe piantato la Croce. Buon compleanno, si augurò, ignorando il falarcio che gli sferzava il viso e faceva fremere la giumenta carica. La valle dei picentini era sotto di loro in un lago di tenebre, punteggiata di lucine tremolanti. La giumenta battè una zampa sul terreno pietroso, ma era presto per slegare la Croce e il vecchio ripercorse la storia del suo Voto. Tutto era cominciato e finito lassù a Faragneta, in solitudine, con un orco remoto sfuggito alle poste. Il vecchio espresse al capocaccia l’idea che si era fatta sul suo percorso di fuga e lo Scileo, agile e scaltro battitore della stirpe dei Toro, confermò annuendo con un cenno del capo.

L’articolo prosegue a pagina 20 del numero 58 di Cinghiale & Cani