Storia e cinofilia: 50 anni di Niccolini: da Baracca a Tondino

Lo scorso 11 luglio, nella splendida cornice delle prime colline che sovrastano la città di Grosseto salendo verso Scansano, presso l’agriturismo “Casa di Barbara” della famiglia Falchi, si sono svolte le premiazioni di due importanti trofei per cani da seguita su cinghiale in singolo di casa Federcaccia, il Trofeo Falchi e il Trofeo Niccolini, quest’ultimo giunto alla sua cinquantesima edizione. Nel 2020 infatti ricorreva il cinquantenario di una delle più datate manifestazioni cinofile su cinghiale organizzate dalla Federazione Italiana della Caccia di Grosseto, nata dalla volontà di alcuni grandi personaggi del panorama venatorio maremmano di “mettere in evidenza le caratteristiche fondamentali che debbono essere possedute dal cane, per mezzo del quale si esercita la caccia al cinghiale.” Così scrivevano in un manifesto custodito negli archivi della Sezione Provinciale di Grosseto, gli ideatori Corrado Rualta e Orazio Balducci, proprio negli anni in cui “questa forma di caccia sta raggiungendo livelli di popolarità e partecipazione mai avuti in passato.”
Le due manifestazioni, interrotte a metà del loro percorso a causa della pandemia, sono state caparbiamente portate a termine grazie soprattutto al lavoro di Gaetano Zambrini e Massimo Falchi, proprio per non perdere, nel caso del trofeo Niccolini, l’anno del cinquantenario. Sono stati così chiamati a disputare la finale gli 8 concorrenti qualificati nelle fasi eliminatorie 2020, prima dello stop. Nelle macchie di Castiglion della Pescaia il lavoro di Tondino, segugio maremmano del sig. Chechi Moreno, è risultato essere il migliore e rispondente alle caratteristiche di razza e allo spirito della manifestazione. I giudici Enci chiamati a giudicare la prova sono stati Danilo Righi, Riccardo Laschi e Ugo Verdini.
Come dichiarato negli interventi dei partecipanti alla premiazione, oggi come allora rimane la visione che gli ideatori avevano voluto dare fin dall’inizio e così descritta nel manifesto: “…La tradizione antica che è radicata nei cacciatori maremmani è un altro degli aspetti in base ai quali la Sez. Prov. Cacciatori di Grosseto si è sentita in dovere di assumere questa iniziativa. Ciò per garantire che prove di questo genere siano condotte in base a schemi vicini a quelli che si rilevano dalla pratica quotidiana della caccia al cinghiale. In questa manifestazione i protagonisti dovranno essere due: il cane, al quale sarà chiesto di assolvere al ruolo che gli è proprio nella caccia e la stessa caccia al cinghiale, che rappresenterà il naturale sottofondo sul quale le prove dei cani si articoleranno.

L’articolo prosegue a pagina 16 del numero 73 di Cinghiale&Cani attualmente in edicola.