Edizioni Lucibello al Caccia Village 2024

Il Salone Nazionale della Caccia e del Tiro si tiene al Centro Fieristico Umbriafiere – Bastia Umbra (PG) nei giorni
11 – 12 – 13 MAGGIO 2024

3 PADIGLIONI FIERISTICI, oltre 300 ESPOSITORI, le migliori AZIENDE del settore sia Italiane che Estere.
Un Programma ricco di Eventi, Seminari, Workshop, Spettacoli e Corsi di Formazione Riconosciuti.

ORARI APERTURA FIERA:
Sabato (9:00-18:00);
Domenica (9:00-17:00);
Lunedì (9:00-16:00)

l’ARENA SHOT & SHOW, sarà il teatro di momenti imperdibili e ad alto tasso di ADRENALINA, SPETTACOLO e DIVERTIMENTO. Grazie alle straordinarie performance e acrobazie dei nostri Show Man si potrà assistere a spettacoli acrobatici di tiro che lasceranno tutti senza fiato! Le Linee di Tiro adiacenti ai padiglioni e raggiungibili con navetta gratuita in 3 minuti, offriranno la possibilità di provare le novità 2024 delle più Prestigiose Case Armiere.

Edizioni Lucibello sarà presente nel padiglione 8 stand 23 c e 23 d

Padiglione 8

Lombardia: Divieto di caccia nei valichi montani, Consiglio di Stato respinge il ricorso

Il Consiglio di Stato ha confermato il divieto di caccia nei valichi montani della Lombardia, aree cruciali per le rotte migratorie degli uccelli, respingendo il ricorso della Regione Lombardia che mirava a ribaltare una precedente sentenza del TAR. Quest’ultima aveva imposto la protezione di questi valichi, seguendo una decisione della Corte Costituzionale, e aveva assegnato a Maria Siclari, direttrice generale dell’ISPR, il compito di supervisionare l’attuazione del divieto. Nonostante il sostegno di varie associazioni venatorie, la Regione non è riuscita a dimostrare che la caccia potesse effettivamente contribuire a controllare la diffusione della peste suina africana, come sostenuto nel loro appello.

Nuove Regole per la Caccia con Richiami Viventi in Toscana: Cosa Cambia per i Cacciatori

Con l’entrata in vigore della modifica alla legge regionale 3/94 di luglio 2020 e del regolamento 36R a febbraio 2023, inizia la distribuzione degli anelli regionali per i richiami viventi in Toscana, un cambiamento che ha suscitato diverse reazioni tra le associazioni venatorie locali. Le associazioni aderenti alla Cabina di Regia della Toscana (Arcicaccia, Enalcaccia, Italcaccia e Libera Caccia) esprimono preoccupazioni riguardo agli oneri burocratici aggiuntivi imposti ai cacciatori, evidenziando incertezze sull’effettiva utilità di tali disposizioni.

Le Nuove Disposizioni

Le principali norme introdotte richiedono ai cacciatori di svolgere le seguenti procedure:

1. **Presentazione delle Ricevute**: I cacciatori devono portare presso i Centri di Assistenza Venatoria (CAV) le ricevute di provenienza degli uccelli, in originale o copia leggibile autenticata, complete di tutti i dati necessari, inclusi il numero di anello e la data di rilascio non anteriore a 10 anni.

2. **Applicazione degli Anelli Regionali**: Gli anelli regionali, realizzati in plastica, devono essere applicati entro 10 giorni dalla loro assegnazione alla zampa dei richiami. Questi anelli non sostituiscono ma affiancano quelli metallici originari applicati dagli allevatori.

3. **Validità e Monitoraggio**: La validità dell’anello regionale, indispensabile per l’utilizzo dei richiami in caccia, è di 10 anni dalla data di nascita registrata per gli allevatori amatoriali o dalla data di compilazione della ricevuta per gli altri.

4. **Obblighi Continuativi**: Tutti gli uccelli acquistati, classificati dalla legge come richiami, dovranno essere dotati della nuova fascetta prima di essere utilizzati a caccia.

Richieste di Modifica e Miglioramento

Le associazioni venatorie, oltre a evidenziare la complessità delle nuove norme, propongono diverse modifiche per migliorare la delibera, tra cui:

– Estensione del termine di validità degli anelli a 10 anni.
– Procedura semplificata in caso di smarrimento o deterioramento delle ricevute.
– Possibilità di applicare gli anelli al termine della stagione venatoria per i richiami di canto.
– Revisione dei requisiti per la concessione degli anelli, inclusa la numerazione progressiva delle ricevute.
– Maggiore protezione legale per gli operatori dei punti CAV.
– Soluzioni per regolarizzare gli uccelli acquistati presso rivenditori autorizzati.

Assistenza e Supporto ai Cacciatori

Nonostante le perplessità sull’utilità di questa procedura, le associazioni venatorie si impegnano a fornire assistenza ai cacciatori nell’adempimento di queste nuove disposizioni attraverso i propri punti CAV. Tuttavia, richiedono all’ente pubblico di garantire che questo servizio sia erogato senza imporre ulteriori costi ai cacciatori, evidenziando la necessità di un approccio più equilibrato che tuteli gli interessi e le tradizioni venatorie senza aggravare inutilmente il carico burocratico.

Questo cambiamento normativo rappresenta una sfida significativa per la comunità venatoria toscana, che si trova a dover navigare tra nuove regole e requisiti in un contesto già complesso e regolamentato. La collaborazione tra cacciatori, associazioni e enti pubblici sarà fondamentale per garantire una transizione efficace e funzionale.

Servizio pubblico: tramissione contro la caccia!

In una recente presa di posizione, l’Onorevole Maria Cristina Caretta, esponente di Fratelli d’Italia e vicepresidente della commissione agricoltura a Montecitorio, ha messo in luce una questione di fondamentale importanza relativa al trattamento mediatico del mondo venatorio da parte del servizio pubblico RAI. La sua critica si concentra su una puntata del programma “Indovina chi viene a cena”, trasmessa su Rai3, che, secondo l’onorevole, avrebbe fornito un ritratto distorto e inaccurato del comparto venatorio, gravato da “accuse fallaci e pura disinformazione”.

Questo episodio ha spinto l’On. Caretta a rivolgersi direttamente alla presidente della Commissione vigilanza RAI, Barbara Floridia, attraverso una lettera ufficiale. Nella sua comunicazione, l’onorevole sottolinea l’importanza del rispetto del pluralismo e dell’equità nei contenuti trasmessi dal servizio pubblico, soprattutto quando si affrontano tematiche delicate e spesso polarizzanti come quelle legate alla caccia.

La critica mossa da Caretta si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul ruolo del servizio pubblico nel garantire un’informazione che permetta ai cittadini di formarsi un’opinione libera e consapevole, senza cadere nella trappola dell’ideologia o della disonestà intellettuale. In particolare, l’On. Caretta evidenzia come il settore venatorio, che comprende una varietà di pratiche, culture e tradizioni radicate nel tessuto sociale ed economico di molte aree del paese, meriti un’attenzione equilibrata e rispettosa delle diverse sensibilità.

La questione sollevata dall’onorevole Caretta apre un dibattito più ampio sulle responsabilità del servizio pubblico nella rappresentazione delle realtà sociali, culturali ed economiche che compongono il panorama italiano. L’equilibrio tra la necessità di informare, il dovere di rispettare la verità e la volontà di rappresentare le diverse voci della società è un tema centrale nella gestione dei contenuti mediali, soprattutto in un’epoca caratterizzata da polarizzazione e frammentazione dell’opinione pubblica.

La risposta della Commissione vigilanza RAI alla lettera dell’On. Caretta sarà, senza dubbio, un importante indicatore della direzione che il servizio pubblico intenderà prendere per assicurare che il suo mandato di pluralismo, equità e integrità informativa sia rispettato in ogni ambito, inclusa la rappresentazione del mondo venatorio.

Sul tema inoltre le principali associazioni venatorie italiane, tra cui Federcaccia e Enalcaccia, criticano le recenti affermazioni di Sabina Giannini come una distorsione della realtà venatoria, confondendo cacciatori e bracconieri e muovendo accuse ingiustificate. Hanno incaricato legali per valutare azioni a difesa della reputazione dei cacciatori, spesso bersaglio di informazioni unilaterali. Sostengono che la caccia, regolamentata, sia una risorsa per l’Italia, contribuendo alla conservazione degli habitat e offrendo benefici alle comunità locali.

La Toscana pone fine alla pratica di tenere i cani alla catena

La Giunta regionale della Toscana ha segnato un importante passo avanti nella tutela dei diritti degli animali con l’approvazione definitiva di un regolamento che vieta di tenere i propri cani legati alla catena per qualsiasi periodo di tempo. Questa decisione, che entra in vigore immediatamente, estende il divieto a tutto l’anno, eliminando la precedente normativa del 2011 che consentiva la custodia dei cani alla catena, seppur con limitazioni, fino a un massimo di sei ore al giorno e solo con catene di lunghezza minima di sei metri.

La modifica apportata al regolamento rafforza il quadro normativo toscano in materia di protezione degli animali, ponendo fine a una pratica che, nonostante fosse regolamentata, non offriva una definizione chiara e univoca delle “circostanze eccezionali” in cui era consentita, lasciando così margine a interpretazioni soggettive e a possibili abusi.

Con questa mossa, la Toscana si allinea a una tendenza già in atto in altre regioni italiane, tra cui Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Abruzzo, Puglia e la provincia autonoma di Trento, che hanno già introdotto normative simili per garantire il benessere degli animali. Questo fa emergere una crescente consapevolezza a livello regionale sul tema, benché manchi ancora una legge nazionale che uniformi il divieto su tutto il territorio italiano.

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha sottolineato l’importanza della nuova normativa, definendola una “norma di civiltà” e evidenziando come la pratica di tenere i cani alla catena possa avere gravi ripercussioni sul loro sviluppo fisico e psicologico. Anche l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini, ha espresso il proprio favore, rilevando come il divieto contribuirà significativamente al miglioramento del benessere degli animali.

Questa decisione rappresenta un significativo passo avanti nella promozione di una società più attenta e sensibile verso le esigenze e i diritti degli animali, riflettendo un impegno condiviso verso pratiche più etiche e rispettose del benessere animale.

Scoperto un salto di specie del virus della Mixomatosi

Un recente studio ha portato alla luce un importante fenomeno in Sicilia: il primo caso documentato di “salto di specie” del virus della Mixomatosi dal coniglio selvatico alla lepre italica. Questa scoperta, emersa nell’ambito del Progetto di monitoraggio della lepre italica (Lepus corsicanus) promosso dal Consiglio Regionale della Federcaccia e dalla Federcaccia nazionale, evidenzia un’importante evoluzione nell’ambito delle malattie virali che possono colpire la fauna selvatica.

Il lavoro di ricerca, che ha visto la collaborazione di Valter Trocchi dell’Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali di Federcaccia, è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale “Viruses” nel 2024, dimostrando l’accertamento del salto di specie del virus della Mixomatosi (MYXV) da un coniglio selvatico a una lepre italica, un maschio prelevato nel 2018 nella provincia di Agrigento.

La pubblicazione di questo studio su una rivista di calibro internazionale come “Viruses” sottolinea non solo l’importanza della scoperta ma anche il ruolo cruciale che i cacciatori giocano nell’ambito della ricerca scientifica e della tutela ambientale. Grazie alla loro posizione unica come “sentinelle ambientali”, i cacciatori contribuiscono attivamente al monitoraggio della salute della fauna selvatica, fornendo dati preziosi per la prevenzione e il controllo delle malattie.

Questo evento segna un punto di svolta nella comprensione delle dinamiche di trasmissione delle malattie virali tra specie diverse, offrendo spunti cruciali per la ricerca futura e per le strategie di gestione della fauna selvatica. La collaborazione tra organizzazioni di cacciatori, ricercatori e istituzioni scientifiche dimostra l’importanza di un approccio condiviso e multidisciplinare nella tutela della biodiversità e nella salvaguardia della salute pubblica.

L’articolo completo e il suo abstract sono disponibili per la consultazione sul sito della rivista “Viruses” e nella sezione dell’Ufficio Studi e Ricerche sul sito di Federcaccia nazionale, offrendo a ricercatori e appassionati l’opportunità di approfondire questo interessante fenomeno. La scoperta sottolinea ancora una volta l’importanza della ricerca scientifica applicata alla conservazione della natura e alla salute degli ecosistemi.

Edizioni Lucibello presente alla Fiera di Forli “Caccia&Country”

Dal 5 al 7 Aprile a Forlì si svolge la Fiera Caccia&Country. Come Edizioni Lucibello saremo presenti con un nostro stand al Padiglione A – Stand 167.

La manifestazione dedicata all’attività venatoria, al tiro sportivo, alla pesca e al tempo libero sarà aperta dalle 15:00 alle 19:00 il venerdì, mentre nel weekend dalle 09:00 alle 18:30.

 

Gestione della Fauna Selvatica e la Sentenza sul Controllo dei Cinghiali nelle Marche

La gestione della fauna selvatica e l’equilibrio ambientale sono argomenti di cruciale importanza per l’agricoltura e la sicurezza pubblica, soprattutto nelle regioni italiane dove la presenza di cinghiali e altri ungulati rappresenta una sfida continua. Recentemente, le Marche hanno trovato al centro dell’attenzione a causa di una significativa sentenza del Tar e dell’imminente discussione in II Commissione regionale di una proposta di legge (pdl) sulla caccia. Questa situazione offre una preziosa opportunità per riflettere sulla gestione della fauna selvatica e sull’importanza di trovare un equilibrio tra le necessità agricole e la conservazione degli ecosistemi.
Il Tar delle Marche ha emesso una sentenza che, pur confermando la validità del Piano di Controllo del Cinghiale per il quinquennio 2018-2023, ha escluso l’uso della braccata come tecnica di selezione, limitando le squadre a operare con un solo cane. Coldiretti Marche ha espresso perplessità su questa decisione, sottolineando come essa potrebbe complicare gli sforzi volti al controllo efficace della popolazione di cinghiali, notoriamente responsabili di significativi danni all’agricoltura e alla sicurezza stradale nella regione.
Di fronte alla scadenza del Piano contestato e alla criticità della sentenza, Coldiretti Marche punta sull’importanza di concentrarsi sul nuovo Piano di Controllo e sulla proposta di legge in discussione, che include tra le varie misure una riforma degli Ambiti Territoriali di Caccia (Atc). L’organizzazione agricola sostiene la necessità di un regolamento unificato per tutti gli Atc, in modo da superare le frammentazioni e le inefficienze gestionali passate che hanno condotto a commissariamenti e a una gestione discutibile degli equilibri ambientali.
Coldiretti Marche sottolinea l’importanza di attuare un controllo costante e responsabile sulla popolazione di cinghiali, con l’obiettivo di preservare l’equilibrio ambientale e ridurre i danni all’agricoltura. La proposta è quella di rendere le squadre operative responsabili nel raggiungere gli obiettivi di abbattimento stabiliti, un approccio che potrebbe contribuire significativamente alla soluzione del problema.

La presenza eccessiva di cinghiali ha causato danni ingenti all’agricoltura nelle Marche, con l’abbandono di coltivazioni importanti e redditizie a causa del rischio elevato di incursioni. Questa situazione ha effetti non solo economici, ma anche ecologici, influenzando la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi. Inoltre, la sicurezza stradale è messa a rischio dalla frequente presenza di ungulati sulle strade, con un numero significativo di incidenti gravi registrati nella regione.
La situazione nelle Marche riflette una sfida più ampia che riguarda il delicato equilibrio tra le attività umane, la conservazione della fauna selvatica e la protezione degli ecosistemi. La sentenza del Tar e la discussione sulla nuova proposta di legge sulla caccia rappresentano momenti cruciali per ridefinire gli approcci alla gestione della fauna selvatica, richiamando l’attenzione sull’importanza di politiche e pratiche di controllo responsabili e sostenibili. Sarà fondamentale un impegno collettivo tra istituzioni, associazioni ambientaliste e agricole, e la comunità regionale, per garantire un futuro in cui l’equilibrio ambientale e le necessità agricole possano coesistere armoniosamente.

Legge sulla Natura, gli habitat utili alla fauna selvatica e la caccia

La votazione dello scorso 27 febbraio al Parlamento Europeo mette un punto a favore della possibilità di ricostituire e conservare gli habitat utili alla fauna selvatica, in particolarecquelli agricoli, dove il declino di molte specie è più allarmante. Anche le pianure costiere, le foci dei fiumi, le spiagge e molti corsi d’acqua in quasi tutte le regioni d’Italia hanno subito un degrado causato da cementificazione, abusivismo, mancato rispetto degli habitat naturali.
Non sarà facile raggiungere gli obbiettivi che questa legge si prefigge, ma la previsione di Piani
Nazionali di Ripristino rappresenta un elemento da considerare positivamente, che responsabilizza
gli Stati membri UE e offre la possibilità di un dialogo fra tutti i portatori d’interesse e le Istituzioni.
Inquadramento legislativo a parte – la legge deve ancora affrontare un passaggio prima di diventare
effettiva – ci preme sottolineare che anche in sua assenza il mondo venatorio ne porta avanti lo spirito
da ben prima che si parlasse di codificarlo.
I cacciatori italiani a esempio, da anni realizzano concreti esempi di ripristino e conservazione
ambientale: basti pensare alla stima minima di 27.000 ettari di aree umide gestite e/o ripristinate, o
alla ricostituzione delle aree prative montane grazie agli interventi dei Comprensori Alpini, oppure al
finanziamento con i soldi dei cacciatori derivanti dalle quote d’iscrizione agli ATC oppure
direttamente dai concessionari di AFV, per colture a perdere, siepi, boschetti e punti di abbeverata
per la fauna.
Federazione Italiana della Caccia si augura che il Piano Italiano per il Ripristino della Natura nasca a
livello centrale presso i Ministeri competenti e coinvolga il mondo venatorio per un’azione sinergica
verso progetti realizzabili e soprattutto che non rappresenti l’ennesimo tentativo di far coincidere
pretestuosamente “ripristino” con l’assoluto divieto di svolgere qualsivoglia operazione che non sia
una assoluta – quanto inutile – tutela vuota da concrete azioni gestionali.
Perseguendo questo obbiettivo auspichiamo finanziamenti ad hoc, predisposti e gestiti dai Ministeri
competenti in collaborazione con le Regioni. Certamente non vorremmo che ci si appoggi sui fondi
PAC, come si nota difficilmente orientabili verso le iniziative a favore degli habitat naturali.
Allo stesso modo suggeriamo e ci auguriamo un indirizzo delle azioni verso il ripristino di habitat
agricoli utili alla piccola selvaggina e ai migratori legati a questi ambienti, che oggi è la vera
emergenza, individuando con il mondo agricolo operazioni sinergiche che non ledano i diversi
interessi.

Giornata Internazionale Fauna Selvatica: Uso Sostenibile Unica Strada per la Conservazione

Ogni anno, il 3 marzo si celebra la Giornata mondiale della fauna selvatica (WWD), istituita nel 2013 delle Nazioni Unite per celebrare la conservazione degli animali e delle piante selvatiche.

Come riporta lo stesso sito ufficiale dedicato a questa ricorrenza “Le persone in tutto il mondo fanno affidamento sulla fauna selvatica e sulle risorse basate sulla biodiversità per soddisfare i nostri bisogni: dal cibo, al carburante, alle medicine, agli alloggi e ai vestiti. Per permetterci di godere dei benefici e della bellezza che la natura offre a noi e al nostro pianeta, le persone hanno lavorato insieme per garantire che gli ecosistemi possano prosperare e che le specie vegetali e animali possano esistere per le generazioni future”.

Conservare e tutelare non sono intesi quindi come assoluto divieto di fare delle risorse naturali, fauna e flora comprese, un uso sostenibile.

In questo senso, l’uso sostenibile delle risorse, legato al coinvolgimento delle popolazioni locali, è stato ribadito recentemente dall’IUCN (l’Unione internazionale per la conservazione della natura, organizzazione non governativa internazionale con sede in Svizzera cui è stato riconosciuto lo status di osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite) come fattore chiave per la conservazione della fauna selvatica – https://bit.ly/IUCNSpeciesSurvivalCommission –. La caccia e la pesca svolte in modo sostenibile sono le attività che assicurano la sopravvivenza a lungo termine delle specie di fauna selvatica, perché l’interesse dell’uomo per l’utilizzo corretto della risorsa fauna permette la conservazione e il ripristino degli habitat naturali, insieme al mantenimento dell’equilibrio fra le diverse specie.

I cacciatori europei e italiani sono protagonisti di centinaia di progetti a favore delle specie selvatiche, descritti nel biodiversitymanifesto.com a favore sia di fauna cacciabile, sia protetta, oltre a numerose azioni di conservazione e ripristino degli habitat.

In Italia il mondo venatorio conserva e ripristina migliaia di ettari di zone umide, nelle quali sostano, nidificano e si alimentano centinaia di migliaia di uccelli migratori, così come sono i fondi degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei Comprensori Alpini e di molte Aziende Faunistico Venatorie a investire direttamente in colture a perdere, ripristino di siepi e boschetti, creazione di punti di abbeverata, contenimento del rododendro in aree alpine, coinvolgimento attivo nei monitoraggi.

In merito alla sostenibilità del prelievo venatorio, un recente lavoro presentato al XXI Convegno Nazionale di Ornitologia da parte dell’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia ha dimostrato che l’incidenza del prelievo venatorio in Italia su 20 uccelli migratori sulle popolazioni è in media dell’1,84%, con una probabile sovrastima per molte specie, poiché si sono considerate le popolazioni europee e non quelle globali.

Questo dato, unito alle tendenze favorevoli di molte specie cacciabili, tra cui quelle soggette a maggior prelievo, dimostra che la caccia come svolta oggi in Italia è sostenibile e rappresenta uno strumento di conservazione imprescindibile per la conservazione della fauna selvatica.

Certamente c’è ancora da fare per migliorare gli ambienti e la gestione di alcune specie ma il principio da seguire è uno: l’uso sostenibile e i cacciatori come parte attiva nelle politiche di conservazione.

Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro Ambientali Federcaccia